In occasione delle celebrazioni festive del Santo Nicola, Vescovo di Myra, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, l’arcivescovo di Costantinopoli e patriarca ecumenico Bartolomeo I, dopo aver solennemente inaugurato l’Anno Accademico 2016-2017 della Facoltà Teologica Pugliese presso la Basilica San Nicola a Bari e ricevuto il premio per l’ecumenismo “San Nicola”, si è recato a Molfetta per visitare il Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI”.
La comunità dei seminaristi, gli educatori, i padri spirituali, il personale del Seminario, il collegio dei professori erano riuniti all’ingresso del Seminario, ai piedi dello scalone principale, per accoglierlo festanti con applausi e sorrisi.
A fare i primi onori di casa, Sua Eccellenza Mons. Domenico Cornacchia, Vescovo di Molfetta e don Gianni Caliandro, Rettore della Comunità del Seminario.
Il caldo benvenuto predisposto dalla comunità e gli applausi dei seminaristi tributati al Patriarca, hanno accompagnato Bartolomeo lungo il percorso dalla porta d’ingresso sino alla Cappella Maggiore del Seminario, nella quale l’arcivescovo ha espresso pensieri carichi di contenuto.
Sentimenti di gioia, quelli esplicitati al principio del suo discorso, “non dimenticherò mai il vostro sorriso e la vostra gioia e di quanto la Provvidenza e l’Amore di Dio ha operato e opera in questa terra e tra i suoi abitanti”.
Ai seminaristi, agli educatori, ai professori, ai padri spirituali, Bartolomeo ha proposto cinque strade di formazione importanti: la prima è la formazione teologica, in cui si delinea la figura del teologo come colui che prega, cioè di “colui che parla delle cose di Dio come vero imitatore, immerso nella conoscenza di Dio”. La Chiesa, ha affermato, è attenta all’azione dello Spirito, in quanto solo attraverso questa azione è possibile l’annuncio della Verità. Con le parole di Efrem il Siro, invece, il Patriarca ha ricordato l’importanza della formazione spirituale, cioè della esperienza di Dio attraverso la preghiera, come mistero della coscienza spirituale di ognuno e cardine di tutte le virtù, della temperanza, della mitezza, dell’accoglienza, della disponibilità.
In questo percorso di formazione, centrale è la presenza di una guida che operi in unione col vescovo, lungo il cammino verso Dio. “Non abituiamoci alla Liturgia, ma viviamola come fosse la prima e l’ultima e la sola”, queste le parole citate dal Patriarca per aprire il cuore dei seminaristi a vivere la Liturgia e santificarsi e santificare attraverso di essa, in quanto al cospetto di Dio, del Suo Corpo e del Suo Sangue. La vita e la formazione liturgica, dunque, come percorso indispensabile affinché, chi serve e chi servirà all’Altare del Signore, possa esserne degno.
Sull’amore ai fratelli e all’unità della Chiesa, Bartolomeo, ha basato la quarta e quinta via di formazione del seminarista. Abbiate la forza di essere àncora di salvezza, formulando questo invito il patriarca ha letto le parole di Matteo 25,40 “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” e fedeli all’impegno di farsi dono e via di unità attraverso l’amore.
Con le parole di Giovanni 13,35 “vi riconosceranno da come vi amerete”, ha avviato alla conclusione il suo discorso, invitando a non disattendere l’impegno a lavorare per il comandamento del Signore “ut unum sint” (Gv 17,21), in questo caso anche attraverso lo studio, per la conoscenza delle tradizioni che caratterizzano le chiese, avendo rispetto e pazienza gli uni degli altri. Conclusa la presentazione delle strade di formazione come incoraggiamento alla Comunità, il Patriarca ecumenico ha affidato alla tenera protezione di Maria tutti i presenti e ha devotamente ascoltato l’inno Akathistos, appartenente alla tradizione liturgica della Chiesa ortodossa, intonato dalla Schola Cantorum del Seminario.
L’incontro con i seminaristi, nel chiostro antistante la Cappella Maggiore, ha avuto una conclusione dolce: il Patriarca Bartolomeo I, uomo di grande cultura, figura austera e paterna, ha ricambiato l’affetto mostrato dai seminaristi, facendo distribuire scatole di cioccolatini turchi.
Tommaso Cavaliere