Il 10 dicembre scorso presso il Centro pastorale Lumen Gentium a Castellaneta, alla presenza del nostro Vescovo Mons. Claudio Maniago, si è tenuto l’incontro annuale organizzato dall’Ufficio diocesano per la pastorale della salute diretto da don Pietro Balzello.
La riflessione sul tema “Corresponsabili nella comunione” è stata tenuta dal dott. Filippo Maria Boscia, Presidente Nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (A.M.C.I.), pugliese esperto in ginecologia e ostetricia e impegnato da molti anni nell’associazionismo e nella testimonianza.
Presenti diversi operatori di strutture ospedaliere pubbliche e private, associazioni di volontariato sociosanitario di ispirazione ecclesiale, insegnanti, operatori pastorali delle parrocchie che hanno cura dei malati, ministri straordinari della Santa Comunione e rappresentanti delle Vicarie.
Il relatore ha dato testimonianza da medico di un modo di stare accanto alle fragilità con speranza e attenzione. Pur in presenza di contrasti tra colleghi e operatori bisogna sempre conservare la stima, il rispetto e il perdono anche se non è facile. Oggi è difficile fare il medico rivolgendo l’attenzione al paziente anche perché il medico è stato privato dalla legislazione dell’autonomia e della libertà nel nome dell’efficienza e della riduzione dei costi.
Altra questione sollevata è stata quella che riguarda la cura ed il potenziamento di chi già sta bene al posto della cura di chi è malato e, trascurato, rischia di diventare lo scarto dell’umanità e non merita più di tanto. La cosiddetta “generazione L” (lusso, lussuria e lifting) prevale e tende a condizionare tutto e tutti, così come la tecnica sembra prevalere su tutto e su tutti ed elimina le possibilità di contatto tra medico e paziente fino ad annullare ogni relazione di affetto e di attenzione. È sempre più impossibile “curare con il cuore”, eppure la cura va oltre la guarigione e deve accompagnare il malato nel dolore e nella sofferenza evitandone l’abbandono e la solitudine.
Don Tommaso Lerario, Direttore dell’Ufficio diocesano per pastorale della salute della Diocesi di Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti, nel suo intervento ha sottolineato l’importanza della corresponsabilità dei laici non solo negli organismi di partecipazione alla Chiesa quali i vari consigli pastorali, ma la partecipazione attiva dei laici in contesti di vita quotidiana quali quelli dei luoghi di cura per essere vicini alle sofferenze umane e cercare di umanizzare i rapporti e le relazioni tra operatori sanitari e pazienti.
Significativa la testimonianza di operatore volontario dell’Ospedale di Castellaneta che ha affermato che proprio in questo sistema sanitario dove il rischio per la persona malata è quello di essere solamente dei numeri o dei codici a barre, c’è spazio per un rinnovato modo di essere cristiani cattolici in corsia attenti e discreti ad accompagnare le fragilità del corso e della psiche.
Il Vescovo Maniago nel ringraziare i presenti ha voluto concludere i lavori ricordando un episodio della sua formazione seminariale di volontariato che lo ha segnato particolarmente quando in una clinica di lungo degenza ha avuto modo di sperimentare il difficile e a volte disumano rapporto tra operatore e paziente che deve sempre trovare un momento di redenzione e di recupero appunto della fondamentale dimensione umana.