Nella mattinata di venerdì 5 giugno, presso la Chiesa di Maria Ss.ma Assunta in Laterza si è tenuta una conferenza stampa di presentazione dell’intervento di restauro della Chiesa stessa. L’edificio di culto risale al XII secolo quando, durante il periodo normanno, fu fondato il monastero di S. Maria La Grande dapprima affidata ai benedettini e poi all’Ordine florense. La fondazione del monastero rappresentò un evento importante per la vita religiosa, culturale ed economica laertina.

Dell’intero insediamento abbaziale risalente al 1112 come riportato nella lapide presente all’interno della chiesa, sopravvive solo l’aula liturgica. Eretta a parrocchia con il titolo di S. Maria Assunta in Cielo nel 1948, questo edificio è riconosciuto di interesse architettonico in ambito di zona omogenea sottoposta a tutela. La facies originaria della chiesa fu pesantemente stravolta da interventi di consolidamento e restauro dei primi decenni dell’ottocento che hanno modificato sia la spazialità interna che la facciata principale.

Per volontà del Vescovo Claudio Maniago, grazie ai fondi 8×1000 della CEI destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici, e su richiesta del parroco Padre Decio Tucci sdv, nel Dicembre 2017 sono iniziati i lavori di restauro.

«I fondi messi a disposizione dalla CEI – ha ribadito Mons. Maniago, nel ringraziare quanti affidano l’8×1000 alla Chiesa Cattolica – vengono utilizzati per opere caritative ed hanno la finalità di aiutare tutte le diocesi italiane a promuovere iniziative che abbiano come scopo la conoscenza, la tutela e la conservazione dei beni culturali ecclesiastici, in special modo quelli legati al culto. In tal senso va incoraggiata la collaborazione tra le diocesi e gli enti pubblici al fine di agevolare la tutela e la valorizzazione del prezioso patrimonio culturale ecclesiastico, così com’è stato per il suddetto edificio: un fondo economico, quindi, che si riversa sulla vita della stessa comunità non solo ecclesiale, ma cittadina poiché da queste mura passa la memoria della città di Laterza».

Il progetto di restauro, curato dall’Arch. Francesca Clemente e dall’Ing. Mario Mele, è stato affidato all’impresa esecutrice D’Alessandro Restauri S.r.L.  di Matera. Sono state eseguite “un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali  dell’organismo stesso e compatibilmente alla sua destinazione d’uso ne consentano un utilizzo in assoluta sicurezza”, hanno affermato i tecnici nel corso della conferenza stampa odierna. Sono stati eseguiti interventi sulla copertura, sulle facciate esterne e all’interno della chiesa; si tratta di interventi che mirano alla conservazione del manufatto edilizio e alla salvaguardia delle opere murarie, cercando di valorizzare quello che il tempo ha protetto e nascosto.

Il sindaco di Laterza, Ing. Gianfranco Lopane ha ringraziato la diocesi di Castellaneta per l’attenzione nei confronti del territorio laertino (sono in corso lavori presso la Chiesa Madre di San Lorenzo e si attende la costruzione delle nuove opere di ministero per Santa Croce) e afferma come il restauro della Chiesa più antica della città, attraverso il recupero storico, artistico e architettonico dell’edificio, rappresenti un’occasione per fare memoria del passato e, allo stesso tempo, assume anche un’importanza dal punto di vista sociale, culturale e spirituale.

Don Domenico Giacovelli, Direttore dell’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici e per l’Edilizia di culto ha messo in evidenza come questo genere di interventi aiuti a riportare alla memoria la storia della cittadina e a mostrare la bellezza che era stata nascosta da restauri fatti in precedenza. A tal proposito – ha proseguito don Giacovelli – si spiega il compito dell’ufficio da lui diretto, ovvero quello di coordinare le varie istanze, forze ed esigenze, e ribadisce come «tutto questo non si potrebbe fare se non ci fosse la collaborazione di tutti, e quindi dei fondi dell’8×1000».

L’architetto Clemente ha descritto con accuratezza gli affreschi presenti nella Chiesa, ponendo l’attenzione sulla presunta presenza di un affresco del Beato Gioacchino da Fiore che ha segnato il territorio laertino e conferma che il monastero florense sia davvero un unicum in terra di Puglia.

Il Vescovo Claudio, nei ringraziamenti finali, ha concluso dicendo che “questo dev’essere un luogo vissuto che affido all’intera comunità come luogo di spiritualità dove si custodisce e si alimentano la memoria ed il discernimento”.

 

Rosa Miola