La Chiesa – ha detto Mons. Maniago durante l’omelia – non è una semplice organizzazione benefica, un ente morale filantropico, ma è e deve essere la casa della misericordia, il luogo dove ci si allena al dono di sè e lo si sperimenta proprio come in una famiglia.

 

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IL TESTO INTEGRALE DELL’OMELIA NELLA MESSA CRISMALE di MERCOLEDI’ 2017      

Stiamo vivendo come chiesa diocesana una celebrazione unica nel corso dell’anno liturgico. La Messa crismale infatti ci vuole riuniti tutti insieme Vescovo, sacerdoti, seminaristi, ministri, religiosi/se (monache), ministri istituiti e straordinari, fedeli tutti, uomini e donne per gustare un momento di comunione che ci prepari nel modo migliore, dopo il cammino della quaresima, al triduo della Santa Pasqua del Signore, culmine e fonte di tutto il nostro anno pastorale.

        Quest’anno, dopo l’esperienza del convegno pastorale stiamo riflettendo e cercando insieme, con l’aiuto dello Spirito Santo, indicazioni nuove e nuovi stimoli per rilanciare la pastorale familiare convinti, anche per la parola del Papa e dei Sinodi che si sono recentemente celebrati, che “il bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo e della Chiesa” (Amoris Laetitia, 31). E se “la Chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene per la Chiesa” (Amoris Laetitia, 87) che non solo cura e custodisce la realtà familiare, ma la contempla come luogo dove “matura la prima esperienza ecclesiale della comunione delle persone, in cui si riflette, per grazia, il mistero della santa Trinità” che è la vita stessa della Chiesa. Guardando la famiglia scopriamo la vocazione vera di tutte le nostre comunità cristiane.

        La nostra diocesi, la nostra parrocchia, il nostro gruppo associazione o movimento, deve vivere come una famiglia, se vuole rispondere alla sua più intima vocazione. Una vocazione segnata e plasmata dalla realtà sacramentale di cui oggi siamo chiamati a fare memoria come in uno sguardo globale nella benedizione degli olii.

        Come l’esperienza di vita familiare, che è quotidiano offrirsi per amore, è sostenuta dalle fondamenta invisibili alimentate dalla vita spirituale e dai sacramenti amministrati dalla Chiesa, così l’esperienza della vita ecclesiale non può non fondarsi e nutrirsi regolarmente e consapevolmente della grazia del Signore che scaturisce dai Sacramenti.

        La realtà in cui viviamo sembra tentarci a credere che questo sia pura poesia: le famiglie e quindi anche le nostre comunità sono oggi spesso crocevia di problemi e povertà di tutti i generi. Ma come cristiani non possiamo accodarci alla litania delle lamentazioni sterili, che servono solo ad accrescere il senso generale di sfiducia e malumore. Dobbiamo guardare, parlare, se necessario denunciare, ma poi agire. L’azione fondamentale è l’offerta di noi stessi per la costruzione delle nostre famiglie per la famiglia di famiglie che è la Chiesa. Tanti parlano e criticano, ma pochi si offrono. E dalla vita della famiglia impariamo che non si tratta di offrire solamente scampoli della propria vita, ma di impegnare dall’inizio alla fine energie, tempo e risorse. I sacramenti nella Chiesa, innervati dalla parola di Dio, servono a sostenere l’offerta di sè.

        La Chiesa, non è una semplice organizzazione benefica, un ente morale filantropico, ma è e deve essere la casa della misericordia, il luogo dove ci si allena al dono di sè e lo si sperimenta proprio come in una famiglia. Nessuno però può estrarre da sè stesso la capacità di donarsi, di amare senza riserve: è una capacità che non viene da dentro, non viene dagli altri, viene solo dal Signore. E lui ha voluto donarcela attraverso la parola e i sacramenti. Come nella famiglia, così nelle nostre comunità è la grazia sacramentale che ci aiuta quindi a “condividere i progetti e le fatiche, i desideri e le preoccupazioni, a sperimentare la “bellezza del dono reciproco e gratuito”… a imparare il perdono vicendevole e la “cura amorevole di tutti membri, dai piccoli agli anziani” (cfr. Amoris Laetitia, 88).

        Davvero nella vita delle nostre comunità c’è bisogno di coltivare la forza dell’amore che permette di lottare contro ogni forma di male. L’amore che il Signore ci offre e ci insegna a vivere attraverso la parola e i sacramenti, non si lascia dominare dal rancore, dal disprezzo verso le persone, dal desiderio di ferire o di far pagare qualcosa. L’ideale cristiano, nella famiglia e quindi nelle nostre comunità è: amore malgrado tutto (cfr. Amoris Laetitia, 119).

        In questa celebrazione vogliamo renderci conto una volta di più di questa straordinaria ricchezza che ci viene donata e che scaturisce dall’evento meraviglioso d’amore che è la Pasqua di Cristo morto e risorto e vogliamo rendere grazie e invocare la luce dello Spirito per crescere nella consapevolezza della nuova realtà che ne scaturisce e che ci chiama ad essere uomini e donne nuovi, comunità che testimoniano il tempo di Grazia che il Signore ci dona.

        Nella Messa Crismale i sacerdoti tutti insieme rinnovano le proprie promesse sacerdotali davanti alla Chiesa diocesana radunata in modo così significativo: anche loro sono ben consapevoli che l’ordinazione li ha messi a servizio di una Chiesa- famiglia e sanno che il Signore li chiama a fare delle comunità cristiane autentiche esperienze familiari. Al tempo stesso sono coscienti che la loro unzione crismale li ha innestati in una particolare realtà di famiglia che è il presbiterio, corpo di tutti i sacerdoti che esercitano il loro ministero in una Diocesi. E per questo chiedono oggi in particolare a Cristo capo e sacerdote, di aiutarli a vivere quella particolare forma di fraternità che ispirandosi anch’essa alle dinamiche proprie della famiglia vive quotidianamente di dialogo, pazienza, benevolenza, perdono, gioia condivisa, fiducia e sopportazione, aiuto vicendevole e collaborazione. Anche questa è una forma di amore …malgrado tutto che deve essere curata e alimentata ogni giorno dalla preghiera personale e di tutta la Chiesa così come faremo tra poco.

        Preghiamo per i nostri sacerdoti mandati in mezzo a noi proprio per donarci la parola e i sacramenti che ci fanno famiglia e preghiamo perché il Signore benedica la nostra Diocesi con nuove vocazioni secondo il suo cuore.